Monday, April 21, 2008






VIE
D’ACQUA project
Parce-que le personnel c’est politique!
mentre scrivo fumo una sigaretta…
je fume une clope pendant que j’écris…


(for Franch and Spanish version scroll down)

Italiano

Ciò che mi accingo a presentare sono le basi teoriche sulle quali ho intenzione di impiantare il progetto Vie d’Acqua e su cui pongo per il momento l’accento. Infatti, ritengo prematuro cercare di strutturare un display definitivo sin d’ora, essendo sia questo blog sia la concettualizzazione del progetto in evoluzione e quindi suscettibili di modifiche. Mi propongo quindi di utilizzare questo primo anno di EPG per formulare un impianto teorico solido così da poter procedere in una seconda fase (che spero riuscire ad avviare già a partire dal prossimo anno durante l’EPG2) a dare vita e visibilità al progetto stesso. Ed è per questa ragione che in futuro questo blog (che per il momento é per me una sorta di laboratorio) diverrà forse un archivio oppure prenderà la forma di un sito o di una pagina web del progetto Vie d’Acqua.

Questo lavoro di ricerca prende le mosse da una fortunata sinergia attivatasi grazie ad un libro: Immagini malgrado tutto, di G.D Hubermann, (mio amico in facebook! ;0)). Così, ho cominciato ad interrogarmi sulla possibilità di poter prendere davvero a carico una storia che aveva fino a pochi anni fa prodotto un retaggio nutrito solamente di silenzio…Silenzio che ho contribuito ad alimentare generando anche nel mio micro-cosmo un fossato perturbante ed indicibile. Per una strana ironia della sorte, infatti, le vicende delle dittature militari in america latina sono avvolte da un silenzio d’omertà e pudore che per molte ragioni è difficile infrangere; in particolar modo da chi direttamente o indirettamente è stato coinvolto. Il personale é oggi più che mai politico, per questo utilizzo me stessa e l’ibrido culturale che rappresento come base e strumento per una ricerca, un’investigazione sentimentale e politica. Prendere a carico ho detto poc’anzi ed intendo non solo emotivamente bensì concretamente: che cosa abbiamo recepito della tragedia dei nostri genitori d’oltre oceano, noi figli del vecchio continente ma anche figli dei rifugiati (quelli fortunati, quelli che hanno trovato facilmente asilo in Europa)? E perché ci siamo sentiti così esclusi (ammettiamolo, soprattutto dai nostri genitori?) Perché semplicemente, senza bisogno di farne una questione psicologica il silenzio ha avvolto tutto e tutti. Dal silenzio alla dimenticanza però il passo è breve, perché il silenzio non crea storie da ereditare. Noi non vogliamo dimenticare. Ecco, vorrei tentare di trovare e nel caso non ce ne fossero ancora di costruire degli strumenti per capire e per poter compiere un’operazione di riappropriazione e rielaborazione che sia in grado di far scaturire qualcosa di positivo. Non desidero dire di più di me, perché è a partire da me e non su di me che verte questa ricerca. Viviamo in una società liquida per dirla con Bauman, pertanto è proprio attraverso l’elemento e le vie dell’acqua che si snoderà questo progetto (che trova potenziale vita anche in un altro luogo proprio della navigazione: internet); il nostro mezzo di locomozione saranno le imbarcazioni: sì,barche e barche di ogni sorta. La mia proposta è quella di creare degli itinerari d’arte contemporanea galleggianti. Un percorso a tappe dunque, immerso di volta in volta in un contesto specifico che segue però una mappa ideale che tocca i luoghi significativi di una geografia personale attraverso i continenti dell’Europa e dell’America del Sud, lì dove le storie sono state vissute, collegate e al contempo divise dall’acqua dei mari e dei fiumi: l’acqua, servita ad alcuni per fuggire e raggiungere terre di salvezza come pure ad altri ad occultare i cadaveri dei giovani desaparecidos. Eppure l’acqua resta nella nostra percezione elemento neutro e indifferente che si distacca dalla tragedia umana. Ed è proprio questo elemento neutro che crea il legame tra la geografia personale e la sua potenzialità di estroflettersi.
La mia sigaretta sta finendo… e voi avrete forse una barca ad aspettarvi, in altri porti… così, non mi resta che augurarvi di cuore buon viaggio.






back to main page